Questo sito è in procito di cambiare pelle. Essendo uno spazio che ho voluto ritagliarmi, su incoraggiamento della persona che me lo cura, i cambiamenti che avvengono qui in qualche modo hanno a che vedere con quanto accade fuori da qui. Cambio io, cambiano i luoghi che finisco col bazzicare, virtuali e non.
Ragionavo sul perché non si riesca ad essere costantemente motivati. Come mai, insomma, ci sono momenti in cui si avverte un surplus di quel quid che dà la spinta, e quei momenti, a dire il vero, sono pochi. Lì si è pronti a scalare le montagne, ad ingerire più di ciò che il nostro metabolismo è in grado di processare.
È qualcosa che ha a che vedere con la dimensione verticale. Chi coltiva un certo relazionarsi col sacro, dunque in dimensione verticale, sa quanto ostico possa rivelarsi la vita di Fede; quante insidie, quanta noia, quanti ripensamenti. Per noi, medio-credenti, non può non essere complicata la questione, se già lo fu (e lo è) per i santi.
Nei frangenti di massima estensione di quello stato in cui tutto sembra, se non possibile, almeno conseguibile, ti si apre un mondo. Sono quegli sprazzi in cui a conti fatti l’esito non ti riguarda; riesci ad astrarti dal risultato, non semplicemente concentrandoti a pieno sul momento, bensì un tutt’uno con l’atto, quale che sia. Attimi piuttosto rari.
La lieve riconversione di niqsi ha a che vedere con questo spostamento, percettibile appena, che riscontro nella quotidianità. Ho consumato abbastanza puttanate su argomenti quali productivity, cambiamento et similia. Forse perché per lo più scettico di base, non mi sono fatto convincere. Magari chi ha scritto o girato certe cose è gente capace, non discuto. Resto nondimeno a distanza.
Proprio adesso che su queste pagine il testo dovrebbe/potrebbe avere un po’ meno rilevanza, potrei finire con lo scrivere più spesso. Di meno ma più spesso. Come mi suggeriva qualcuno in termini di regime alimentare: più pasti, più sani, meno carichi.
Come ho accennato nel mio resoconto sull’esperienza in Slovacchia, al ritorno certe valutazioni si sono imposte da sé. Non ritengo di essere venuto a capo della cosa, ma dopo quasi due anni pieni da quando ho interrotto la mia collaborazione con Cineblog, lasciarmi alle spalle l’intera faccenda della Critica ha assunto una forma abbastanza delineata.
Di contro, non vorrei che l’indisciplina alla quale darebbe adito il potermi muovere al di fuori di un certo perimetro mi faccia ripiegare troppo su uno sterile solipsismo. C’è chi dice che si dovrebbe parlare solo di ciò che ci riguarda (Fellini era uno di questi), ma ho sempre pensato che questo può forse valere per alcuni. Per me, beh, se c’è un argomento che non vale la pena trattare, non a questi livelli, è proprio la categoria rientrante nella dicitura del personale.
L’intento diaristico per cui è escluso a priori. Sarò indisciplinato ma tenterò di non strafare; mi adagerò su più temi ma non concluderò nessuna delle ipotesi – niente opinioni, non ne voglio. Il desiderio di evitare qualsivoglia sistematicità è in parte dovuta senz’altro alla mia incapacità di ottenerne una, ma è anche dettato dal piacere della scoperta. Troppe cose ci condannano già senza bisogno di lasciarlo fare alle nostre considerazioni.