A Balenciaga ho dedicato uno dei primi articoli apparsi su questo spazio. C’è poco da fare, nel settore dell’alta moda sono i migliori, o per lo meno, quelli che io preferisco. Sappiamo che nessuna industria è ossessionata quanto questa da quel punto in cui convergono arti e tendenza, inglobando l’alto e il basso, che si tratti di design, tecnologia o fenomeni di qualunque natura, purché rilevanti.
L’aspetto che più mi sta affascinando, per quanto non sia un esperto del settore, è come Balenciaga, attraverso le proprie campagne, stia di fatto creando un universo tutto suo. A ‘sto giro, con il video che promuove la collezione Yeezy Gap Balenciaga — in pratica Kanye West e Denma che collaborano insieme — veniamo catapultati a Shibuya e Shinjuku, con un rifacimento in live-action che rimanda paro paro alla saga di Yakuza (Ryu Ga Gotoku in Giappone), comprese certe meccaniche bislacche, come il continuare a camminare sul posto malgrado si abbia davanti una parete o una porta.
L’interfaccia pare essere inequivocabilmente quella di uno smartphone, il che, per chi ha a cuore certe cose, mette una particolare pulce nell’orecchio, specie ora che il Team Ryu Ga Gotoku pare essere preso bene e in vena di tirare fuori roba.
A volere però speculare ulteriormente, l’esperimento di Balenciaga potrebbe benissimo andare oltre il mero scimmiottamento di un videogioco, ponendo di fatto le basi (di nuovo), per quanto in maniera ancora didascalica, ad un suo futuro metaverso. Concetto, quest’ultimo, su cui si dice tutto e il suo contrario, ma con cui di fatto, Zuckerberg o meno, potremmo doverci più o meno tutti confrontare più seriamente fra non molto.
Trovandoci ancora nella preistoria di questa potenziale civiltà, autori e committenza non possono far altro che procedere per tentativi, alcuni magari meno incisivi di altri, ma mediante i quali ritengo sia già possibile scorgere qualcosa, una fessura verso ciò potrebbe essere — senza contare che Balenciaga ci si tuffò già a pesce, e senza mezzi termini, con il video commissionato a Quantic Dream per la campagna autunnale 2021.
Che si tratti o meno di una prova generale per un metaverso venturo, non si può fare a meno di guardare a tutto ciò con un misto di curiosità e spaesamento, proprio perché le coordinate, se ve ne sono, si palesano comunque in maniera parziale e frammentaria. Stilisticamente, ambito rispetto al quale qualcosina forse si può davvero dire, si apprezza la coerenza del mondo che osserviamo, come se la Tokyo del video fosse davvero una passerella in cui ogni singolo elemento è pensato in relazione all’altro.
Il resto sono congetture, elucubrazioni; termini che, una volta tanto, non vanno intesi con accezione negativa. Solo osando nell’analizzare o anche solo discutere su certi fenomeni, infatti, sarà possibile barcamenarcisi, anche a costo di emettere sentenze assurde e castronerie assortite. Intanto rimane il doppio valore di un lavoro simile, che, nella sua apparente semplicità, arriva subito (a chi in grado di coglierne i riferimenti, s’intende) e mette sul piatto sia un discorso intriso di hic et nunc (Yakuza su smartphone… fatto bene, perché no?) che uno proteso a un domani che è già oggi anche se in fin dei conti non ce ne possiamo concretamente ancora rendere conto.